Florinda Fiamma racconta Etty Hillesum
Le sue mani sono larghe, ha dita lunghe e sottili. Etty Hillesum vuole mettere ordine alla propria vita caotica e un suo amico le suggerisce di usare le sue belle mani per fare da modella a uno psicochirologo, un analista che cura i pazienti abbinando l’analisi alla lettura della mano. Julius Spier è un ebreo tedesco, che aveva fatto studi junghiani, fondatore della psicochirologia, l’arte di leggere nelle mani la personalità dei pazienti. Un uomo massiccio, imponente, dagli occhi liquidi e grigi. C’è chi lo accusa di essere un ciarlatano c’è chi invece lo adora e pensa che abbia una personalità magica.
Etty conosce Spier il 3 febbraio 1941. Una sera va a un suo corso per capire se può affidarsi a lui. Rimane affascinata dalle mani proiettate sulla lavagna, mani di vecchi e di giovani, di uomini e di donne, malfattori, pazzi. E, soprattutto, dal suo rassicurante sorriso.
Quando invece lo incontra per la prima volta da sola, come paziente, non lo trova simpatico. Eppure andando in cura da lui con una certa frequenza, la sua voce calma, dolce, la rassicura, la fa sentire accolta. “La selvaggia ragazza chirghisa”, come si definisce lei stessa, la giovane donna che porta lunghi orecchini pendenti e rossetto rosso, è attratta da Spier che, per curare i suoi disturbi, le dice: “Corpo e anima sono una cosa sola; lei mi sfiderà e cercherà di sopraffarmi. Le reazioni del suo respiro e del suo corpo mi racconteranno i suoi problemi: la depressione, i rapporti con se stessa e con gli altri, la fortissima, sconclusionata energia che caratterizza la sua vita”. Etty e Spier fanno la lotta, si azzuffano, sudano, si annusano. Lei è turbata, lui vive tutto in modo apparentemente naturale.
Lo psicochirologo entra completamente nella vita di Etty Hillesum, tanto che, nel gennaio 1942, lei decide di spostare la data del suo compleanno dal 15 gennaio al 3 febbraio, il giorno del suo primo incontro con lui, il giorno in cui sente che è sbocciata la sua nuova identità. Spinta da lui, Etty compra dieci quaderni con le copertine di colori tutti diversi uno dall’altro. Il quaderno numero uno è bianco. Scrive righe fitte con penna stilografica e sceglie di scrivere il suo diario in tedesco. Vuole raccontare la violenza che, come scrive lei stessa, aveva ridotto la sua anima un “gomitolo aggrovigliato” – un pozzo ingombro di macerie dalle quali riemergere.
Tra il 1941 e il 1943 Etty Hillesum, ventisettenne studentessa in lingue slave ad Amsterdam scrive il suo Diario, quello che, insieme alle lettere, permetterà di riconoscerla come scrittrice, solo molti anni dopo.
Durante le sue pedalate nel freddo verso la brughiera, Etty si fermava per annotare sul suo quaderno un appunto, un pensiero. Come questo:
“Io non mi rompo mai, e in nessun posto. Se hai una salda vita interiore, non fa granché differenza fra l’essere dentro o fuori da un campo di concentramento”.
Da leggere, per approfondire:
Un gomitolo aggrovigliato è il mio cuore. Vita di Etty Hillesum di Edgarda Ferri (La nave di Teseo)
Diario (edizione integrale) di Etty Hillesum, (Adelphi)
Lettere 1942-1943 di Etty Hillesum (Adelphi)§
Le imperdonabili di Laura Boella (Mimesis)